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Il Comune di San Salvo celebra il 73° anniversario della Liberazione

Il Comune di San Salvo si prepara a celebrare il 73° anniversario della Festa Liberazione nelle giornate del 24 e 25 aprile 2018 con momenti celebrativi per fare memoria di eventi che contribuirono a costruire la storia repubblicana dell’Italia.
Domani, martedì 24 aprile, ci sarà il primo appuntamento pubblico alla Porta della Terra alle ore 18.00 con lo spettacolo proposto dall’Assessorato alla Cultura e curato dall’attrice Francesca Camilla D’Amico per un momento di riflessione storica prendendo spunto dal libro “Poor people, poor us” scritto dal caporalmaggiore neozelandese John Evelyn Broad, fatto prigioniero a Sulmona.
Mercoledì, 25 aprile, dalle ore 18.00, con raduno in piazza San Vitale, ci sarà la celebrazione ufficiale del 73° anniversario della Festa della Liberazione con le associazioni Combattentistiche e d’Arma e le rappresentanze delle scuole cittadine. In corteo, dopo aver percorso corso Umberto, via San Giuseppe, via De Vito e corso Garibaldi, si raggiungerà il Monumento ai Caduti dove ci sarà la benedizione e la deposizione di una corona d’alloro cui farà seguito l’intervento commemorativo.
“Ritengo che ancora oggi più di ieri – commenta il sindaco Tiziana Magnacca – dell’importanza di fare memoriale perché spesso il tempo contribuisce a edulcorare i ricordi. Per questa ragione sono convinta della necessità di promuovere in maniera costante e continua tra gli studenti la conoscenza della storia perché sia sempre più condivisa. La Costituzione Italiana, di cui quest’anno è il settantesimo anniversario dell’entrata in vigore, è il risultato del patto tra uomini e donne liberi che ha stabilito le regole fondanti della convivenza democratica”.
“Poor people, poor us” è stato pubblicato nel 1945, aggiunge un’altra straordinaria testimonianza alla memorialistica dei prigionieri alleati fuggiti dai campi di detenzione in Abruzzo dopo l’8 settembre 1943. Nato da otto diari, è il racconto della sofferta sopravvivenza dell’autore che, dopo quasi un anno di disumana prigionia nel campo italiano di Bengasi e di dodici giorni di dura traversata, viene rinchiuso nel campo di lavoro del villaggio di Acquafredda dal quale riesce a scappare con due compagni. I tre fuggitivi vivono in condizioni estreme nelle grotte, nei fienili, e nelle masserie della valle dell’Orfento, nascosti e sostenuti per sette mesi dai pastori e dai contadini di Caramanico e dallo stesso Podestà. La vicenda si conclude con il superamento del Block Haus sulla Majella e il raggiungimento degli alleati inglesi il 15 aprile 1944.
“Sono pagine intense di vita – spiega l’assessore Maria Travaglini – che raccontano attraverso il libro di un soldato lo straordinario sostegno della gente d’Abruzzo ai prigionieri di guerra in fuga durante l’occupazione tedesca. Un’opportunità per conoscere il dramma della guerra attraverso lo scritto di un protagonista diretto”.

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