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Maria Amato: “Via libera della Camera alla proposta di legge che disciplina l’uso della cannabis a scopo terapeutico”

“Via libera della Camera alla proposta di legge che disciplina l’uso della cannabis a scopo terapeutico. Con 317 sì, 40 no e 13 astenuti, il testo ora passa al Senato con l’auspicio della approvazione definitiva. Troppo per chi continua a temere che possa essere un cavallo di Troia, troppo poco per chi ha avuto in mente per tutto il percorso la legalizzazione della cannabis. Il testo è fedele al suo titolo, parliamo di cannabis per uso terapeutico, un fitofarmaco che come tale ha un campo di applicazione ben definito a cui si accede dopo specifica prescrizione medica.
Ho partecipato ai lavori con una proposta di legge che ha concorso a costruire il testo unitario che è arrivato in Aula, ci tenevo particolarmente perché interviene con equità di accesso sul dolore, accesso gratuito al farmaco, uno degli elementi che nel campo della terapia del dolore coniuga democrazia e sanità.
La cannabis non è una panacea per tutti i mali, né un farmaco rivoluzionario, ma una possibilità in più per pazienti con malattie in cui compaia il dolore da spasmo muscolare, la SLA per esempio, o in cui si debba contrastare l’anoressia da farmaci chemioterapici, o nei pazienti con AIDS.
Viene utilizzata con successo nel dolore cronico, in particolare nella artrite reumatoide, riduce i fastidiosi sintomi della Sindrome di Tourette, tic rumorosi, che determinano isolamento e disagio. Una nota a parte merita l’utilizzo nella fibromialgia, per cui ci sono studi osservazionali in cui è efficace sul 65% dei pazienti: la Commissione XII sta lavorando in questi giorni ad una risoluzione per il riconoscimento di questa patologia.
Era necessaria una legge?
Si, per superare le differenze tra le Regioni con il consueto assetto a macchia di leopardo che sul diritto alle cure non è tollerabile, per la gratuità su tutto il territorio nazionale, per favorire la ricerca in questo settore con fondi pubblici e riconducibili nell’area del farmaco, per soddisfare a tutto il fabbisogno con produzione e trasformazione italiana, per redere omogenee le procedure di prescrizione, per avviare iter formativi per il personale sanitario. Equità e accessibilità, superando diffidenza culturale, accordi internazionali per la fornitura, difficoltà di approvvigionamento.
Ci vuole obbligatoriamente una prescrizione medica, che rispetti, come per ogni farmaco, caratteri di appropriatezza. La ricetta (oltre a dose, posologia e modalità di assunzione) dovrà recare la durata del singolo trattamento, che non può superare i tre mesi. Detto questo si capisce come la coltivazione in proprio non può rientrare nell’uso terapeutico. Non si possono prescrivere una o più piantine da mettere sul balcone, ma una dose ben precisa di THC, il principio attivo, con titolo costante. Le piante devono essere per questo motivo selezionate geneticamente, coltivate in door, senza possibilità di inquinanti o concimi né dal terriccio né dall’acqua : il principio attivo si concentra nel fiore. La coltivazione della cannabis, la preparazione e distribuzione alle farmacie vengano affidate allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.
Nel caso, abbastanza probabile, che a Firenze non riescano a coprire tutte le richieste si potrà fare riferimento anche ad altri enti autorizzati. Sono state stanziate risorse per un milione e 700mila euro. Alle regioni spetta poi il compito di monitorare le prescrizioni, fornendo annualmente all’Istituto Superiore di sanità i dati per patologia, età e sesso dei pazienti sotto terapia a base di cannabinoidi, per utilizzarli nella ricerca e per calcolare il fabbisogno. Un piccolo ulteriore passo in avanti per la cura del dolore inutile”.

ON. MARIA AMATO

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