Come è oramai noto, ad inizio mese le indagini della Dda dell’Aquila sono sfociate nell’operazione ‘Isola felice’: la mattina del 2 settembre scorso, infatti, oltre 200 carabinieri, di cui oltre 30 nel Vastese, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del capoluogo abruzzese, che ha portato a 25 arresti: 14 soggetti sono stati tradotti in carcere, 6 agli arresti domiciliari, altri sono stati colpiti dall’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria. L’operazione è stata chiamata ‘Isola felice’, forse anche in ricordo della condizione che, ormai decenni fa, poteva vantare la nostra regione: quella di isola felice, appunto, immune cioè al fenomeno della criminalità organizzata. Ma, soprattutto, il nome è dovuto alla percezione, che hanno i clan criminali, della nostra regione, e in particolare del Vastese, come di un’isola felice dove potersi installare, mettere le radici, e, come ha detto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, “rifarsi una vita”. Una terra da colonizzare, buona come base per le più disparate attività criminali, come testimoniano i capi d’accusa: associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio, traffico di stupefacenti e di armi. Sono 149 gli indagati a piede libero. I militari hanno anche provveduto a sequestri e perquisizioni nell’ambito delle sei regioni interessate dall’operazione: Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia. Il quadro che emerge dall’operazione è quello di una cosca di matrice chiaramente ndranghetista radicata tra il Vastese e l’alto Molise, ma con ramificazioni in diverse parti d’Italia e traffici criminali con diversi paesi esteri. Diverse attività commerciali sono state sequestrate sia a San Salvo che a Termoli. Al vertice dell’organizzazione, elementi della criminalità calabrese e siciliana, capaci di coinvolgere e di arruolare soggetti della criminalità locale, che, tramite una procedura di affiliazione vera e propria, con tanto di giuramenti e santini, hanno colto l’opportunità di fare il salto di qualità, affiliandosi alla criminalità organizzata.
