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Peppino Tagliente: “Abbiamo perso per la troppa sicumera”

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“Abbiamo perso per la troppa sicumera”, è questa l’opinione di Peppino Tagliente riguardo al risultato elettorale del 19 giugno scorso. Tagliente, nell’intervista che ha acconsentito a rilasciarci, dice la sua sul ballottaggio perso, ma anche sull’opposizione che verrà.

– Allora, Peppino, te la senti di fare un’analisi del voto? Soprattutto, perché a tuo avviso il Centrodestra vastese ha perso?

Secondo me, queste elezioni non hanno segnato la vittoria né dell’uno né dell’altro schieramento, dal punto di vista politico. Certo poi c’è il risultato matematico dei 121 voti in più. E’ finita, sul piano sostanziale, in un ex aequo, in un pareggio. Se poi consideriamo che il sindaco eletto ha ottenuto il voto del 25% degli aventi diritto a fronte di un circa 75% che o gli ha votato contro o non lo ha votato affatto – circa il 45% degli elettori non è andato, il 19 giugno, a votare – possiamo dire che abbiamo un sindaco eletto con un ristretto margine di vantaggio. Ha vinto il non voto, in buona sostanza. Come spesso accade da qualche anno a questa parte. Fatta questa premessa, perché il Centrodestra, la coalizione che si riconosceva intorno a Desiati non ha vinto? La ragione per cui non ha vinto è – secondo me – perché non ha fatto una buona campagna elettorale. Non è stata una campagna elettorale capace di andare diritta al cuore e alla mente dei vastesi. Io ritengo che sia soprattutto questo il motivo. Probabilmente, poi, non è stata convincente la coalizione, che non ha saputo utilizzare messaggi che potessero colpire maggiormente l’elettorato. Queste, sostanzialmente, credo che siano le ragioni della sconfitta. Non mi pare assolutamente convincente l’ipotesi, da alcuni adombrata, secondo la quale il Centrosinistra ,e Menna in particolare, avrebbe vinto perché ha conquistato i giovani. Questa rivoluzione generazionale di cui si è tanto parlato e ancora si parla beh, si scontra con i risultati elettorali, con i numeri. 121 voti significano che o i giovani non sono andati a votare o hanno votato per la protesta o si sono equamente distribuiti sull’uno e sull’altro versante. Probabilmente il Centrosinistra è riuscito a motivare di più il suo elettorato e soprattutto il suo elettorato giovanile. Questo senz’altro. Ma questo ci porta alle considerazioni che ho fatto prima. La campagna elettorale è stata un po’ priva di mordente, non si è caratterizzata come avrebbe, secondo me, dovuto. Questa, in linea di massima, è l’analisi che mi permetto di fare riguardo al voto, soprattutto al ballottaggio.

– E adesso? Lapenna, Menna e soci dureranno altri 10 anni?

Mah… in politica non esiste mai niente di definitivo. In politica non si vince e non si perde in maniera definitiva. L’imprevisto in politica è la costante. La loro durata dipenderà da fattori endogeni ed esogeni, cioè dalla capacità di tenuta e di proposta di questa maggioranza a cui l’elettorato ha affidato le sorti della città. Dipenderà soprattutto dalla capacità di questa giunta di informare tutta la sua azione amministrativa intorno ad un progetto, che per la verità io non vedo e non ho sentito durante la campagna elettorale. Se il Centrosinistra riuscirà in questo, beh… insomma, potrà guadagnare consensi intorno a sé e sperare in una futura conferma. Ma, ripeto, tutto questo dipende da fattori che al momento non sono prevedibili, stante una “fluidità”, una “liquidità” della politica locale e della politica nazionale con cui bisogna fare i conti. Io credo che a ottobre, lo credo ma soprattutto lo spero, intorno al referendum si ridisegnerà tutta la geografia politica italiana e questo influirà molto anche sulla politica locale.

– L’opposizione di Centrodestra, così come la conosciamo a Vasto, è da considerarsi finita?

Così come la conosciamo, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 5 anni, io spero che sia finita. Perché uno dei motivi per cui ritengo che l’elettorato non abbia premiato il Centrodestra va individuato anche nel fatto che negli ultimi 5 anni il Centrodestra non ha dato prova in aula e nei luoghi istituzionali, di portare avanti un’opposizione ritenuta tale anche all’esterno, un’opposizione quindi credibile. Tra le cause del “non risultato” io annovero anche questo, che nei 5 anni precedenti il Centrodestra abbia un po’, come dire, abdicato alla sua funzione di opposizione all’interno delle istituzioni forse perché confortato da un malumore crescente nei confronti dell’amministrazione Lapenna, ma sta di fatto che non è riuscito, nell’arco dei 5 anni passati, ad essere l’elemento catalizzatore del malumore della città. Questa è stata, ripeto, anche una delle cause della sconfitta, si è creduto troppo in un voto, di opposizione al Centrosinistra, in una deriva naturale che portasse automaticamente alla vittoria del Centrodestra.

– Ora parliamo delle tue dimissioni: le hai motivate in maniera piuttosto esauriente in una nota che hai reso pubblica ma…. Sei sicuro che gli elettori di “Unione per Vasto” avrebbero voluto questo?

Io mi sono sforzato fin dai primi momenti in cui sono, diciamo, “ritornato in pista”, di spiegare a tutti il significato di questa mia nuova presenza nella politica cittadina. L’obiettivo – l’ho scritto e lo ribadisco – era quello di contribuire a creare una classe dirigente del Centrodestra, avendo ravvisato un deficit di classe dirigente in questa città – il discorso vale anche nella Sinistra, evidentemente – e quindi credo che la maggioranza dei miei elettori abbia capito che con le dimissioni sono stato estremamente coerente con l’assunto iniziale: favorire un ricambio non puramente generazionale ma un ricambio delle presenze nella politica cittadina. Questo era il mio obiettivo principale e penso di essere stato coerente. Credo inoltre che coloro a cui sono sfuggite queste mie motivazioni non possano che ritrovarsi d’accordo con me. C’è anche un voto che deriva dall’affezione, dalla simpatia e dall’amicizia. Molti potrebbero non aver capito alla luce di tutto questo, voglio dire in forza di questa amicizia, di questa simpatia, però, insomma, io ho cercato di far prevalere la ragione rispetto al sentimento.

– Ci saranno, tra non molto, altre tornate elettorali, in primis le elezioni politiche e le regionali… Il Centrodestra può farcela o sarà una partita tra M5S e PD?

Molto in primis, direi, le politiche, perché credo che nel 2017, questa è una mia personale opinione, si svolgeranno le elezioni politiche, ben prima delle regionali che sono previste per il ’19. Credo che andremo incontro ad uno scioglimento anticipato delle Camere dopo il risultato del referendum sulla riforma istituzionale. Sarà il Centrodestra ancora l’avversario principale del Centrosinistra? Io penso di sì, ma evidentemente questo è subordinato a tutta una serie di fattori che in questo momento sono imprevedibili perché – a mio giudizio – direttamente correlati alla svolta che avrà la politica italiana nei prossimi mesi. Riusciranno i pentastellati a porsi come l’opposizione principale al governo Renzi? Oggi sembrerebbe di sì ma, in un ridisegno della geografia politica italiana, quale sarà il ruolo del M5S? Dove si collocheranno i pentastellati? Come interagiranno in questo quadro che non si va ancora delineando, ma di cui si avverte in qualche modo la creazione?

– Comunque tu consideri decisivo, se ho capito bene, il referendum di ottobre…

Io penso che quello sia il giro di boa poi, sai, torno a dire quello che ho detto prima… in politica l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo, non si può mai prevedere nulla, così come in economia gli economisti hanno sempre torto, in politica i politologi hanno quasi sempre torto pure loro.

– E che ruolo avrà Peppino Tagliente?

Mi sono dimesso da consigliere comunale ma la politica continuo a farla. Sono a capo di questo movimento, “Unione per Vasto”, che si è caratterizzato in questa tornata elettorale per vivacità, attività e iniziative, ospitando nelle sue file – a mio giudizio – uno spaccato di società vera della città e del Centrodestra in particolare. Continuo quindi a svolgere questa azione all’interno di “Unione per Vasto” che voglio ancora di più strutturare come movimento in ambito locale. Seguo con attenzione la politica regionale e nazionale non con la velleità di tornarvi a recitare un ruolo da protagonista, ma perché mi piace seguire la politica, sono appassionato di politica e ritengo che le idee e i valori soprattutto del Centrodestra debbano arrivare a produrre un progetto politico del Centrodestra e per questo, vorrei essere vigile, attento, partecipe del dibattito all’interno del Centrodestra locale, regionale e nazionale… Questo anche perché – ripeto – siamo alla vigilia – ho la presunzione di dire – di grandi cambiamenti della politica della e nella politica italiana e quindi io vorrei in qualche modo seguirne le fasi in maniera più attenta e se possibile anche diretta, il che non significa un impegno personale ma significa starne dentro, farne parte, esserne parte attiva.

– Quindi, se ho capito bene, “Unione per Vasto” non è una lista civica fatta solo in funzione di queste elezioni ma un soggetto che continuerà ad esistere…

Certamente sì. Come credo che abbiano capito i vastesi, come ha confermato anche il risultato elettorale della lista, come ha confermato il fatto che sono il primo eletto del Centrodestra a Vasto, “Unione per Vasto” non è una comparsa episodica ma vuole essere un soggetto in grado di recitare fino in fondo la sua parte. Questo sì.

– Domandina puntigliosa: hai detto che la campagna elettorale non è stata fatta bene: se fosse stata gestita da Peppino Tagliente, come l’avresti fatta?

Quello che dico adesso l’ho detto anche prima, nelle riunioni di coalizione. Secondo me bisognava attaccare l’amministrazione uscente, attaccare il Centrosinistra in maniera più sostenuta perché alla fine, insomma, sembrava quasi che… fosse il Centrodestra ad aver governato la città e non invece il Centrosinistra, sentendo le polemiche di carattere elettorale soprattutto degli ultimi giorni. Avrei incalzato molto gli avversari, ma soprattutto avrei cercato di far capire ai vastesi che nel Centrodestra c’erano risorse intellettuali, culturali, di esperienza tali da poter dare al cittadino non un’amministrazione futura basata soltanto sull’ordinario e sul quotidiano, ma sulla consapevolezza di voler dare a questa città una svolta seria e sull’impegno di fornire alla città un nuovo modello di sviluppo e di crescita di cui questa città ha bisogno. In campagna elettorale di idee non ne ho sentite né da Sinistra né da Destra, quando invece c’era in città, e c’è ancora, una istanza di affidabilità, un’istanza di governabilità che andava colta. E rispetto a questo il Centrodestra ha fallito o per lo meno non se ne è fatto interprete.

 

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