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Dal Comitato abruzzese “Vota SÌ per fermare le trivelle” un appello al voto

2016-04-15%2013.06.28

“L’appello al voto della Chiesa per la creazione e per la democrazia che si unisce al coro dei “SI” di
cittadini, operatori turistici, agricoltori, imprenditori… rende il prossimo referendum abrogativo del
17 aprile una delle occasioni per un ben più ampio e importante appuntamento, destinato a far
crescere in Italia non solo una politica economica alternativa e capace di futuro, ma anche a
diventare momento di consapevolezza civile nella partecipazione democratica di ciascuno di noi.
Alla vigilia della giornata di silenzio che tradizionalmente precede il voto il nostro ringraziamento
va alle centinaia di attivisti e cittadini che si sono sacrificati in queste settimane per portare ovunque
il messaggio referendario. Sono stati realizzati in pochissimi giorni oltre cento appuntamenti nella
grandi città e nei piccoli centri e ovunque c’è stata attenzione e interessamento. Il passa parola e
l’informazione locale (alla quale pure va un grazie convinto) contro il silenzio e la disinformazione
che troppo spesso hanno pesato a livello nazionale.
Oggi, ultimo giorno della campagna referendaria, ci sono eventi ovunque, nelle città capoluogo, a
Vasto, a Sulmona e in tantissimi altri centri. L’Abruzzo ha partecipato compatto alla battaglia
referendaria e contiamo che un tale diffuso impegno abbia un pieno riscontro anche dalle urne.
In queste settimane abbiamo tante volte ribadito le ragioni del SÌ e abbiamo sottolineato il non
senso della proroga senza limiti delle concessioni entro le 12 miglia proprio mentre si decide
finalmente di tornare a proteggere quella delicata fascia costiera del nostro mare. Da più parti si è
anche sottolineato come il togliere limiti temporali alle concessioni rappresenti un ulteriore “favore”
a un settore economico in Italia già largamente favorito; come ci sia un consistente numero di
piattaforme (oltre il 40%) già oggi non attive; come alcune abbiano continuato a estrarre pur in
assenza di una proroga… Non interveniamo sul malaffare legato al petrolio, ma non possiamo non
sottolineare come, secondo un recentissimo dossier, il 19% della corruzione nel mondo (fonte:
Global Witness, su dati OCSE del dicembre 2014) sarebbe legata al mondo del petrolio e come in
Italia solo negli ultimi due anni e mezzo ci siano state 189 persone coinvolte in reati ambientali e/o
sanitari, di corruzione e fiscali, limitandoci esclusivamente alle inchieste più note, molte delle quali
riguardano proprio il settore delle estrazioni di idrocarburi. Non entriamo nel merito delle recenti
condanne né tantomeno sulle inchieste in atto in Basilicata, limitandoci ad augurarci che la
Magistratura faccia presto chiarezza. Insistiamo invece sulla spinta che il voto referendario può
dare al governo perché muti la propria politica energetica, perché guardi davvero al futuro,
come si è impegnato a fare firmando gli accordi di Parigi.
L’Italia ha bisogno di voltare pagina: nel nostro Paese l’ultimo Piano Energetico Nazionale risale al
1988 mentre la Strategia Energetica Nazionale pro-fossili del 2013 è nata morta e non ha mai avuto
alcuna credibilità. Il futuro è nella ricerca e nelle fonti rinnovabili, nell’economia green, e il SÌ
servirà a gridarlo ancora più forte.
Il risultato referendario avrà un significato particolare in Abruzzo, la regione che più di ogni altra si
è opposta alla deriva petrolifera, la regione che per prima ha lanciato l’idea dei referendum, la
regione che, con un assurdo voltagabbana dei suoi governanti, ha cambiato opinione in corsa,
ritirandosi dalla consultazione elettorale che aveva contribuito a promuovere e collezionando così
soltanto una magra figura, in particolare nei confronti degli stessi abruzzesi.
Il referendum, lo ribadiamo per l’ennesima volta, non cancellerà alcun posto di lavoro perché
le concessioni chiuderanno soltanto alla loro scadenza, com’era previsto sino al 31 dicembre scorso.
Se ci sono posti di lavoro a rischio nel settore degli idrocarburi non dipende dal nostro voto ma da
una crisi mondiale di questo comparto economico. Perché il mondo, anche sulla spinta della
necessità di tenere a bada i cambiamenti climatici, si sta adeguando lasciando in retroguardia quelle
nazioni, come l’Italia, che non sanno guardare al futuro.
L’economia delle fonti fossili è un retaggio del passato che ci accompagnerà ancora per molti
anni ma non più in posizione predominante, anche per i danni all’ambiente e alla salute che
sempre comporta. Danni ai quali si aggiungono quelli nei confronti di altri fondamentali settori
economici: le attività estrattive mettono a rischio, tra l’altro, 60mila posti di lavoro nella pesca
e 47mila aziende turistiche costiere.
Sono tantissimi gli italiani che hanno dichiarato l’intenzione di andare “sicuramente a votare”.
Manca pochissimo per raggiungere il traguardo del 50% più uno. L’Abruzzo lo sa e per questo, ne
siamo certi, dalla costa e dai monti, domenica 17 arriverà un mare di SÌ per cancellare
definitivamente il pericolo Ombrina (attualmente sospeso), e fermare i quattro nuovi pozzi di Rospo
Mare.
Il SI’ del 17 aprile sarà anche un modo per liberare l’autoproduzione da fonti pulite, che rappresenta
la vera grande potenzialità per il nostro Paese, la vera innovazione, più lavoro, una speranza
concreta di futuro per le giovani generazioni. 350 sindaci a livello nazionale hanno già detto SI’ a
questo percorso”.

 

Così il Comitato abruzzese “Vota SÌ per fermare le trivelle”

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